Rome, Stando qui inizia la mia rovina. Venendo là inizia quella degli altri.

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view post Posted on 4/11/2012, 12:50
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Il "Divo"

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Titolo originale: Rome
Paese: Stati Uniti d'America, Regno Unito, Italia
Anno: 2005-2007
Genere: storico, drammatico, azione
Stagioni: 2
Episodi: 22
Durata: 50 min (episodio)
Ideatore: Bruno Heller, John Milius, William J. Macdonald
Musiche: Jeff Beal
Produttore esecutivo: Bruno Heller, John Milius, William J. MacDonald, Frank Doelger, Anne Thomopoulos, John Melfi
Casa di produzione

Interpreti e personaggi

Kevin McKidd: Lucio Voreno
Ray Stevenson: Tito Pullo
Ciarán Hinds: Caio Giulio Cesare
Kenneth Cranham: Gneo Pompeo Magno
Polly Walker: Azia dei Giulii
James Purefoy: Marco Antonio
Tobias Menzies: Marco Giunio Bruto
Lindsay Duncan: Servilia dei Giunii
Indira Varma: Niobe
Max Pirkis: Gaio Ottaviano (fino ai 20 anni)
Simon Woods: Gaio Ottaviano (dopo i 20 anni)
Kerry Condon: Ottavia dei Giulii
Rick Warden: Quinto Valerio Pompeo
Karl Johnson: Marco Porcio Catone
David Bamber: Marco Tullio Cicerone
Lee Boardman: Timone
Allen Leech: Marco Vipsanio Agrippa
Lyndsey Marshal: Cleopatra
Guy Henry: Gaio Cassio Longino
Haydn Gwynne: Calpurnia
Nicholas Woodeson: Posca
Chiara Mastalli: Irene


Trama
La serie è ambientata a Roma nella seconda metà del I secolo a.C., nel periodo in cui la Repubblica, ormai morente, è scossa dalle guerre civili.

All'interno di questo contesto si alternano e si intrecciano le storie di personaggi storici realmente esistiti. Nella prima stagione vengono ripercorsi gli ultimi anni di vita di Caio Giulio Cesare, dalla resa di Vercingetorige alla sua morte avvenuta in Senato per mano di Cassio e Bruto. Questa è contornata dalle vicende di Marco Antonio come Tribuno della plebe, dai primi anni di Ottaviano Augusto e dalle vicende di fantasia del centurione Lucio Voreno e del legionario Tito Pullo (personaggi realmente esistiti e nominati nel De bello gallico).

La seconda stagione si sviluppa negli anni successivi alla morte di Cesare con il vuoto di potere che ne scaturisce e le lotte tra Marco Antonio e Ottaviano Augusto, che si concludono con la definitiva presa del potere di quest'ultimo e con la nascita dell'Impero Romano mentre, sul piano delle vicende personali, Lucio Voreno muore e Tito Pullo si prende cura di Cesarione, il bambino ufficialmente considerato figlio di Giulio Cesare e Cleopatra ma che era in realtà figlio suo, sottratto alla morte e tenuto in vita sotto mentite spoglie.


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Libertà di adattamento della sceneggiatura

Tito Pullo e Lucio Voreno sono realmente esistiti, ma non esattamente nei ruoli proposti dalla finzione scenica. Erano due centurioni della XI legione che stavano raggiungendo i gradi più alti, in continua competizione tra loro per guadagnarsi la promozione di grado. I nomi latini erano rispettivamente Titus Pullo (Tito Pullone, in italiano) e Lucius Vorenus[1]. Nonostante non vi siano ulteriori informazioni sul loro destino all'indomani della resa di Vercingetorige, è assai improbabile che abbiano seguito i destini di Cesare, Antonio e Ottaviano dalla campagna in Gallia fino all'impero di Augusto.

La creazione del personaggio di Giulio Cesare presenta delle differenze rispetto a quella di analoghe trasposizioni cinematografiche. Se tradizionalmente costui viene rappresentato sì come un conquistatore e geniale politico, ma anche e soprattutto come un uomo magnifico, generoso e propenso al perdono, qui si è preferito renderlo più autoritario, sottolineandone la propensione alle maniere forti e la ferma convinzione di essere superiore agli altri. L'immagine di lui che viene presentata più spesso, infatti, riproduce in modo poco realistico e certamente in chiave troppo "moderna" il carattere del vero Giulio Cesare, facendolo apparire come un arrogante, prevaricatore nei confronti dei propri subordinati, quasi fosse un industriale ottocentesco, e dimenticando che essendo egli, invece, un patrizio di nascita, è più probabile che, per educazione, sapesse come tutti i nobili farsi obbedire con autorevole cortesia. Ciononostante vengono fatti notare i tratti che da sempre rendono Cesare un personaggio ammirato anche dai posteri, ovvero la magnanimità e la volontà di favorire il popolo combattendo i privilegi degli aristocratici.

Anche nel caso della rappresentazione di Ottaviano si assiste a un capovolgimento sostanziale del ritratto che ne tramanda la storiografia. Anche in questo caso Ottaviano viene rappresentato come un superbo, che disprezza le persone di rango inferiore come farebbe un ricco e volgare avvocato newyorkese dei giorni nostri, con un carattere lontanissimo dal modello del patrizio romano, celebre per sobrietà e gravità. L'Ottaviano di HBO, a differenza di Cesare, non mostra il minimo scrupolo a eliminare fisicamente i suoi oppositori; la volontà di proseguire il lavoro del padre adottivo diventa motivo per commissionare assassini scellerati, come la proscrizione di uomini influenti tra cui si annovera Cicerone, la devozione alla famiglia, unitamente all'osservanza dei costumi romani, diventa l'appendice patologica della sua ossessione per le regole. In generale lo si presenta come persona problematica, eccessivamente rigorosa e con un insolito attaccamento alla sorella, che lascia suggerire, e in certi casi lo esplicita, la sua propensione all'incesto, inventata di sana pianta al pari delle altre suggestioni erotiche della serie.

Cesarione viene concepito nel deserto da Cleopatra e Tito Pullo. Quando nasce Cesare lo mostra, alzandolo sopra la sua testa, segno che lo riconosce come figlio. Lucio Voreno, davanti al cadavere di Marcantonio, dice a Cleopatra che il padre non è Cesare ma il suo amico Tito Pullo e Cleopatra risponde affermativamente.

Il carattere licenzioso e manipolatore del personaggio di Azia, così come la sua relazione con Marco Antonio, non ha riscontro nelle fonti storiche: nel Dialogus de oratoribus, Tacito la descrive come una donna eccezionalmente religiosa e morale, e una delle matrone più ammirate nella storia della Repubblica.

Anche il carattere e la situazione familiare di Ottavia, non trova riscontro nelle fonti storiche. In realtà, ella, nel periodo in cui è ambientata la prima serie e parte della seconda, rimase sposata a Gaio Claudio Marcello minore, fino alla morte di quest'ultimo nel 41 a.C. In tale data aveva già avuto due figlie ed era incinta del terzo. Nessuna fondamento storico (e nemmeno verosimiglianza) ha pertanto la sua romantica storia d'amore con Marco Agrippa, né tantomeno le sue presunte tendenze omosessuali.

Nel secondo episodio della prima stagione ("Come Tito Pullo rovesciò la Repubblica"), mentre Cesare sta varcando il Rubicone, vediamo il suo luogotenente Marco Antonio che, da cavallo, strizza l'occhio ad un bambino che pesca lì vicino: sebbene l'occhiolino esistesse già all'epoca, il suo uso di espressione di complicità non si era ancora manifestato. Esso era infatti utilizzato per esprimere una sorta di "parola d'ordine" fra alleati militari, è difficile che tale dinamica si possa essere verificata fra il luogotenente di Cesare e il piccolo pescatore.

I personaggi di Tito Pullone e di Lucio Voreno compaiono anche nel romanzo storico di Colleen McCullough Cesare, il genio e la passione.



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Errori storici

Ottavia e Gaio Claudio Marcello non divorziarono mai; Ottavia si risposò con Marco Antonio dopo la morte del primo marito avvenuta nel 41 a.C. Ottavia e Gaio Claudio Marcello ebbero anche 2 figli.

Quando Cesare fu assassinato, Ottaviano non si trovava a Roma (a casa di Servilia con la madre, come si vede nella serie), bensì ad Apollonia (in Epiro, odierna Albania), dove assisteva ai preparativi per la guerra contro i Parti. Quando ebbe la notizia, decise di rientrare a Roma per reclamare i suoi diritti di figlio adottivo ed erede, ma vi giunse più di due mesi dopo (21 maggio). Per questo motivo, non può aver influenzato le decisioni che prese Marco Antonio subito dopo l'assassinio di Cesare.

Quando attraversò il Rubicone, in realtà Cesare disponeva di più di una legione al suo comando e non della sola XIII come viene rappresentato nella serie.

Nella Battaglia di Filippi, i due cesaricidi morirono entrambi suicidi, non durante il corso della battaglia (che tra l'altro furono due) ma alla fine di essa.

In una scena di un episodio si vede Ottavia leggere al fratello Ottaviano l'Eneide, fatto assolutamente impossibile visto che Virgilio scrisse l'opera decenni dopo, su commissione dello stesso Ottaviano.

Nella seconda stagione Ottaviano propone la stesura di liste di proscrizione con cui togliere di mezzo tutti i sostenitori di Bruto e Cassio, per impedire loro di venire a conoscenza dei piani del triumvirato, liste che Antonio e Lepido approvano solo dopo essere stati tentati dai guadagni dei condannati che finirebbero nelle loro tasche. Resoconti storici in realtà affermano che furono gli stessi Antonio e Lepido a proporre e stilare le liste, e che Ottaviano accettò di sottoscriverle con molta titubanza, considerando il gesto un atto di vera barbarie.

Sempre nella seconda stagione il senatore Marco Tullio Cicerone viene assassinato per mano di Tito Pullo mentre soggiornava nella sua villa di Tusculum. Sebbene il senatore avesse una villa a Tusculum evidenti fatti storici riportano che Cicerone è stato assassinato nella sua villa a Formiae per mano dei sicari di Marco Antonio il 7 dicembre 43 a.C. Oltre a ciò, poco prima di uccidere Cicerone, Tito Pullo chiede il permesso a Cicerone stesso di cogliere delle pesche da un albero. La cosa sarebbe stata impossibile dato che Cicerone è morto in dicembre.

Nel terzo episodio della prima serie appare un carro trainato da buoi con un collare rigido a spalla, una briglia inventata solo nel XI secolo.

La madre di Ottaviano, Azia maggiore, viene presentata come una donna subdola e meschina, sempre pronta al raggiro e al tradimento. Nonostante sia lei stessa a riconoscere l'improbità del suo comportamento, soprattutto verso Servilia, giustificandolo come un atto necessario alla salvaguardia della sua famiglia. Nella realtà storica si parla di Azia come di una donna eccezionalmente decorosa, vera Matrona romana e degna madre di Ottaviano, che aveva una personalità integerrima e devota alla tradizionale moralità degli antenati. Inoltre non vi è alcuna traccia nelle fonti del suo rapporto amoroso con Marco Antonio.

Marco Porcio Catone Uticense è rappresentato come un uomo di età avanzata, sebbene egli fosse più giovane dello stesso Cesare. L'errore è probabilmente dovuto al fatto che un suo antenato di nome Marco Porcio Catone, soprannominato il Censore, morì in veneranda età. È possibile quindi che gli autori della serie si siano ispirati a Marco Porcio Catone il Censore, invece che al reale personaggio storico, Marco Porcio Catone Uticense.

Alla morte di Cleopatra, Cesarione è rappresentato come un bambino di 12-13 anni. Quando fu ucciso su ordine di Ottaviano aveva 17 anni.



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